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“Non nominare la guerra!”

“Non nominare la guerra!”

Le chiese sono invischiate in una ridicola commedia degli errori. Gli eventi del 7 ottobre, la guerra a Gaza, con il conseguente aumento dell'antisemitismo globale, hanno spinto molti israeliani a cercare Dio. di Charles Gardner È una delle battute più famose di una...

Il giorno in cui l’inferno è sceso su Israele

Il giorno in cui l’inferno è sceso su Israele

Estratto dal nuovo libro di Giulio Meotti Il 7 ottobre 2023 è festa in Israele. Si onora il Sabato di Simchat Torah, la gioia della Torah che segna la fine degli otto giorni di festività di Sukkot. Migliaia di razzi vengono lanciati contro le città israeliane di...

Resoconti e Testimonianze
L’elefante e il nazista

L’elefante e il nazista

News del 12 novembre 2023 Traduzione di Monica Tamagnini Una piccola città in Germania Nel 1968 John Le Carré pubblicò il suo quinto romanzo, Una piccola città in Germania. In quella storia, Alan Turner (un funzionario/spia dell'Ufficio Estero britannico che lavora...

Caifa, Kissinger e la CIA

Caifa, Kissinger e la CIA

News del 9 novembre 2023 Traduzione di Monica Tamagnini I capi sacerdoti e i farisei, quindi, radunarono il Sinedrio e dicevano: “Che facciamo? Perché quest'uomo fa molti miracoli. Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui; e i Romani verranno e ci distruggeranno,...

Betlemme e Beniamino

Betlemme e Beniamino

News del 5 novembre 2023 Traduzione di Monica Tamagnini Una storia terrificante contenuta nei capitoli 19-20 del Libro dei Giudici si applica ai recenti eventi sul pianeta terra: il massacro terroristico del 7 ottobre 2023 da Gaza. Sodoma rivisitata Giudici 19-20...

Sodoma, Gerico e Babilonia

Sodoma, Gerico e Babilonia

News del 3 novembre 2023 Traduzione di Monica Tamagnini • “Dio non è lento nella sua promessa, come alcuni reputano lentezza, ma è paziente verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti giungano al pentimento” (2 Pietro 3:9). • Allora YHVH vide che la...

Archeologia
DATTERI DI 2000 ANNI FA

DATTERI DI 2000 ANNI FA

Di Ivan Basana Nell'ultimo viaggio fatto con KKL nel 2019 raccontammo che nel Kibbutz Ketura nell'Aravà di aver visto una palma germogliata da semi rinvenuti in un sito archeologico nei pressi di Masada. Ora l'amico e archeologo biblico Dan Bahat ci segnala alcune...

Le monete di Yavneh

Le monete di Yavneh

Una nuova scoperta archeologica vicino a Tel Aviv Ben 425 monete d'oro risalenti al IX secolo sono state portate alla luce in Israele grazie a un gruppo di ragazzi nell'ambito di un vasto progetto volto ad avvicinare i giovani alla storia, legato agli scavi presso...

Israele: scoperto deposito reale di 2700 anni fa

Israele: scoperto deposito reale di 2700 anni fa

(SDA-ATS) Un vasto deposito reale risalente a 2700 anni fa è stato scoperto a Gerusalemme, nel rione di Arnona a breve distanza dall'ambasciata degli Stati Uniti. Lo ha reso noto oggi l'Autorità israeliana delle antichità. All'interno di un edificio costruito con...

Qumran La tessera mancante

Qumran La tessera mancante

Tavola rotonda in occasione della prima presentazione mondiale della pubblicazione degli scavi alle grotte Qumran Cave 11Q: Archaeology and New Scroll Fragments info in pdf allegato QumranLaTesseraMancante  

Recensioni

“Giudei”, di Gaia Servadio

“Giudei”, di Gaia Servadio

'Giudei', di Gaia Servadio: in una saga famigliare ebraica un romanzo straordinaro Recensione di Giorgia Greco ell’ambito della letteratura ebraica e non solo, la saga familiare risulta fra i generi narrativi più apprezzati, capace di incontrare in modo trasversale i...

Eduard Limonov, ‘Il trionfo della metafisica’

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Commento di Diego Gabutti Arrivai nel campo delle meraviglie il 15 maggio», scrive Eduard Limonov (scomparso un anno fa, a marzo) nel suo Trionfo della metafisica. Memorie d’uno scrittore in prigione. «Durante il viaggio, nel cellulare regnava una cupa tristezza. Il...

Giudei’, di Gaia Servadio

Giudei’, di Gaia Servadio

Febbraio 1903. Zaccaria e Samuele Levi, cugini e amici, vagano in calesse per la Lucchesia: Samuele è un fresco ingegnere che sogna di diventare impresario musicale; Zaccaria lavora nella banca di famiglia. A unirli è la passione per l’opera e per Giacomo Puccini, che...

La stampa cattolica e l’antisemitismo

La stampa cattolica e l’antisemitismo

L’antisemitismo non è un fenomeno autonomo che cresce e alza la testa all’improvviso, non è un mero fatto sociale. L’antisemitismo non è neppure la conseguenza necessaria di un secolare odio cristiano contro gli ebrei. È (anche) un fenomeno sociale la cui...

Il Rapporto Chruscev, ma quanti bei nomi…

Il Rapporto Chruscev, ma quanti bei nomi…

Fu un fulmine, ma non a ciel sereno. Nel 1956, quando il segretario generale del PCUS, erede (ed ex marionetta) del Padre dei popoli, denunciò i crimini di Stalin e annunciò il «disgelo», il cielo non aveva niente di sereno. C’era stata la guerra di Corea, vinta per...

Rassegna Stampa
Foto dal post di Progetto Dreyfus ... See MoreSee Less
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Articolo di oggi su Il Foglio sul BDS di Daniela SantusBOICOTTARE L’IMBROGLIO BDSL’antisemitismo nelle università e al supermercato. Perché il movimento “Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni” non ha nulla a che vedere con la difesa dei diritti umani ma è una minaccia per Israele e pure per le democrazie occidentalidi Daniela SantusChe ne dite? Li boicottiamo i datteri coltivati aGerico (Autorità palestinese) ma trasportati da ditte israeliane? La richiesta formulata da alcuni soci Coop di boicottare i prodotti israeliani ripropone il tema, mai sopito e sempre nefasto, del boicottaggio delle merci prodotte in Israele o trasportate da vettori israeliani o vendute da ditte che hanno rapporti con Israele. Il tutto deriva dalle campagne promosse dal movimento Bds (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni), nato nel 2005 – l’anno in cui, ironia della sorte, Israele ha evacuato tutti gli insediamenti ebraici dalla Striscia di Gaza – grazie all’impegno, tra gli altri, di Omar Barghouti, autodefinitosi attivista per i diritti umani. Un movimento, quello del Bds, contro cui si è nuovamente espresso l’Ufficio federale tedesco per la Protezione della Costituzione, classificandolo come movimento estremista palestinese. Secondo i tedeschi infatti, dopo l’attacco di Hamas contro Israele, i gruppi affiliati al Bds hanno preso parte a raduni anti israeliani in cui veniva richiesto di porre fine all’esistenza dello Stato d’Israele. C’è da dire che il Bundestag (parlamento tedesco) già nel 2019 aveva condannato il movimento Bds come antisemita, invitando le regioni, le città e i piccoli comuni a non sostenere gli eventi organizzati dal movimento stesso.Di fatto i tedeschi non sbagliano: in questi quasi 20 anni di attività è chiaro che si tratta di un movimento che nulla ha a che vedere con la difesa dei diritti umani, come invece ha scelto di presentarsi ingannevolmente al mondo. Il profilo di Barghouti ne è la prova. Nato in Qatar da genitori palestinesi, è cresciuto in Egitto e ha conseguito un primo master negli Stati Uniti, alla Columbia University. Già, proprio la stessa università che ha recentemente ricevuto il plauso dall’Iran per le proteste studentesche contro Israele. Successivamente si è sposato con una donna arabo-israeliana, riuscendo così a ottenere lo status di residente permanente in Israele. Da allora, nonostante ci sia ancora chi crede alle narrazioni sull’apartheid israeliana, ha conseguito un secondo master e un dottorato in Etica presso l’Università di Tel Aviv. Davvero una situazione paradossale, pensando al fatto che Barghouti – tra i principi fondanti del movimento Bds – inserirà il boicottaggio accademico delle istituzioni, degli studiosi e degli studi israeliani. Come riporta il Jerusalem Insitute of Justice, Barghouti “ha goduto di benefici inestimabili dalle istituzioni accademiche israeliane, ma promuove attivamente il boicottaggio di quelle stesse istituzioni”. E questo nonostante il fatto che, da quel che sostengono le fonti palestinesi, al momento della scelta dei suoi studi, ci sarebbero state ben 12 università palestinesi in Cisgiordania, una a Gerusalemme Est e nove a Gaza. Nonostante ciò, invece di scegliere di studiare in una qualsiasi di queste istituzioni accademiche palestinesi, come ci si aspetterebbe da un attivista del nazionalismo palestinese, Barghouti consegue ben due titoli accademici a Tel Aviv, presso un’università israeliana.Il Bds, sostiene Barghouti, è un “movimento non violento per i diritti umani che promuove la libertà, la giustizia e l’uguaglianza per il popolo palestinese”. Lotta contro l’oppressivo regime israeliano, ma non contro i singoli individui. Eppure, nel maggio del 2016, intervistato dal Jerusalem Post, Barghouti si spinge ad affermare che i palestinesi che interagiscono con gli israeliani sono “clinicamente deliranti”. Per non parlare di tutte le volte che il nostro difensore dei diritti umani ha pubblicamente disapprovato la soluzione a due stati, sostenendo di preferire l’esistenza di un unico stato palestinese, eventualmente con la presenza di una piccola minoranza ebraica al suo interno. Asuo dire, uno stato ebraico e uno palestinese affiancati saranno sempre incompatibili. Mentre il Bds sembra, agli occhi dell’occidente sprovveduto, sostenere l’autodeterminazione di un popolo, di fatto il cuore del movimento mira a distruggere quella di un altro. Non per niente Barghouti parla di apartheid israeliano nonostante non lo abbia mai vissuto, di violenza sui bimbi palestinesi, senza mai condannare gli attentati suicidi compiuti dai palestinesi sui bus, nelle discoteche, nelle pizzerie, sugli scuolabus israeliani; arringa i suoi seguaci sui temi della colonizzazione, senza spiegare i rifiuti palestinesi alla creazione di un proprio stato e negando la violenza e la persecuzione contro gli ebrei nei paesi arabi. Relativamente al 7 ottobre, si concentra sul plauso agli studenti che occupano le università e terrorizzano gli studenti ebrei, senza menzionare – nemmeno in questo caso – le vittime israeliane e i rapiti (neppure i piccoli Bibas meritano la sua attenzione), affermando che “la solidarietà degli studenti ha contribuito a educare il mondo sull’occupazione israeliana e sull’apartheid, smascherando l’ipocrisia – e le tendenze repressive – di alcune delle università più prestigiose del mondo con investimenti in aziende che mettono il profitto prima delle persone e del pianeta”. Boicottando gli accademici e la cultura d’Israele e rifiutando di insegnare che ci sono due o più lati in ogni storia, il movimento Bds promuove una cultura che privilegia una visione ristretta rispetto all’apprendimento equilibrato. Quando non promuove apertamente la menzogna, com’è accaduto – tra gli esempi più vergognosi – quando l’account Twitter ufficiale del Comitato nazionale palestinese Bds ha postato un’immagine spacciandola come foto delle vittime palestinesi della guerra del 1948 (guerra scatenata, tra l’altro, dagli eserciti arabi otto ore dopo la nascita d’Israele). Si trattava in realtà di una foto scattata nell’aprile del 1945, nel lager nazista di Nordhausen. Non ci si deve pertanto stupire se proprio tre partiti neonazisti tedeschi (Die Rechte, Der Dritte Weg e NPD, fortunatamente con percentuali a ridosso dello 0 per cento) abbiano fatto e facciano propaganda a favore del Bds. Notiamo non senza qualche interesse che, da questa follia, si è dissociato persino il partito AfD, che i nostri commentatori politici definiscono di estrema destra. Il 17 maggio 2019, AfD ha infatti presentato al Bundestag tedesco un disegno di legge dal titolo “Condannare il movimento Bds - proteggere l’esistenza dello Stato d’Israele”.I nostri giovani boicottatori in kefiah conoscono davvero i loro alleati? Sanno di ritrovarsi in compagnia di quelli che furono i seguaci e gli alleati di Hitler? Ritengono con cognizione di causa che questi siano i migliori compagni di strada per riuscire efficacemente a promuovere i diritti umani? E se anche accettassero di compiere un tratto di strada con i gruppi neonazisti (ovviamente minoritari, non lo mettiamo in dubbio), pensano sinceramente che l’autodeterminazione di un popolo, quello palestinese, debba avvenire a scapito di quella del popolo ebraico, scacciato dal fiume al mare? A meno di voler sostenere l’hitleriana soluzione finale, chi si preoccupa di diritti umani dovrebbe farlo sostenendo i diritti e la dignità di tutte le persone: solo allora potremo sperare in un futuro di pace. Invece, convinti che il movimento Bds sia allineato con le cause della sinistra occidentale e che Israele sia davvero uno stato bianco (la storia dei falasha non la conosce nessuno) che pratica l’apartheid e il razzismo, molti occidentali sono caduti nella trappola e hanno finito col credere, trasformando tutto in una farsa, che i già citati partiti neonazisti stiano dalla parte del bene comune, nonostante i loro slogan non lascino spazio a dubbi. Ma chi mai andrà a studiare le posizioni politiche di tre partiti neonazisti tedeschi che, pur essendo riusciti a ottenere risultati sostanziali a livello regionale e municipale nell’Est della Germania, non sono riusciti a entrare in Europa né a queste né alle scorse elezioni? In fondo uno dei nostri problemi sta nel nostro provincialismo, semplicemente non ci interessa. Eppure si dovrebbe sempre studiare, per rispetto della storia. Infatti secondo un rapporto dell’intelligence bavarese, a partire dal 2019 questi partiti raccomandavano il boicottaggio d’Israele affermando, sui propri manifesti elettorali: “Israele è la nostra disgrazia”. Una frase, questa, che ai più potrebbe apparire una innocente critica allo Stato d’Israele, se non fosse che evoca lo slogan dello storico antisemita tedesco del XIX secolo, Heinrich von Treitschke: “Gli ebrei sono la nostra disgrazia”. E addirittura già dieci anni prima, Jürgen Rieger, un negazionista della Shoah allora vicepresidente dell’Npd, sollecitava i tedeschi a boicottare Israele. Da ciò si può ben comprendere come il movimento Bds rappresenti una minaccia non soltanto per Israele, ma anche per le nostre democrazie. E non perché stia causando danni finanziari alle ditte sottoposte a ipotetico boicottaggio, ma perché sta modificando le opinioni della prossima generazione di leader in America e in Europa: quelli che ora studiano nelle università e non sanno più riconoscere il pericolo reale derivante dai totalitarismi che stanno offuscando le loro menti.Invece tutto sembra soltanto un gioco da bambini. Quando leggo le liste dei prodotti da boicottare, è come essere al cinema per l’ennesimo cine-panettone all’italiana. Tanto lo sappiamo tutti che quei prodotti non li boicotterà mai nessuno: ve li immaginate i nostri boicottatori di professione astenersi dal consumare una Coca Cola ghiacciata in estate? O una Fanta, una Sprite, un Tropical: certo, sarebbe meglio bere acqua, più salutare e politically correct. Ma non dovranno acquistare neppure Evian, Volvic, San Pellegrino o Perrier, d’altra parte perché spendere soldi quando si può risparmiare e contestualmente boicottare Israele? Tuttavia anche “l’acqua del sindaco” potrebbe essere una scelta non percorribile: la premier Meloni lo scorso anno, incontrando Netanyahu e parlando dei problemi legati alle nostre infrastrutture idriche, ha affermato: “Israele ha fatto un lavoro straordinario e questo credo che sia uno dei tanti settori su cui la nostra cooperazione può aumentare”. Direi che, per essere totalmente certi di non favorire Israele in alcun modo, non resterà che riempire le borracce alle sorgenti dei fiumi, sempre sperando che l’Italia non sigli un accordo per lo sviluppo della tecnologia israeliana di inseminazione delle nuvole allo scopo di ottenere pioggia nelle regioni più siccitose. Fare la spesa diventa un problema politico e i Bds nostrani faticheranno a evitare tutti i prodotti che hanno inserito nelle loro liste dell’odio. Se infatti potranno trovare un’alternativa alle crocchette Purina o Friskies per il cucciolone di casa, rinunciare ai Baci Perugina o agli After Eight da regalare alla nonna sarà più difficile, non fosse altro che per il fatto che la Perugina applica buone pratiche di sostenibilità durante le fasi di lavorazione del suo cioccolato. Potrebbe sembrare semplice boicottare Disneyland, Mc Donald’s e Burger King, ma quando nella lista compaiono Nokia, Intel e l’industria farmaceutica Teva la situazione diventa davvero problematica. Per non parlare del fatto che – dopo aver riempito la borraccia con l’acqua di sorgente – si dovrà resistere alla tentazione di farla diventare frizzante con le bollicine create da SodaStream. Questo è l’esempio più lampante dell’ipocrisia.SodaStream, come sappiamo, è quell’azienda israeliana che fabbrica dispositivi per produrre acqua frizzante in casa. Avrebbe dovuto trattarsi di un’azienda leader per quanto riguarda la tolleranza e la conoscenza reciproca tra i lavoratori: una sorta di start up della pace. La fabbrica aveva infatti aperto i battenti in Cisgiordania assumendo principalmente operai palestinesi con stipendi analoghi a quelli pagati in Israele (circa quattro volte superiori alla media di quelli nei Territori) e fornendo ai lavoratori e alle loro famiglie allargate anche l’assicurazione medica, un benefit che ben pochi datori di lavoro in Cisgiordania garantiscono ai dipendenti. Forte della convinzione che soltanto grazie alla reciproca conoscenza si sarebbe potuto abbattere la diffidenza, SodaStream aveva assunto anche lavoratori israeliani, sia arabi che ebrei, mettendoli nella condizione di lavorare tutti insieme, imparare a vicenda, magari sviluppare rispetto reciproco e persino amicizie. Nel 2014, con oltre 500 dipendenti, SodaStream era diventata uno dei maggiori datori di lavoro privati in Cisgiordania. Tuttavia lo spietato boicottaggio internazionale da parte dei sostenitori della campagna Bds costrinse l’azienda a chiudere i battenti in Cisgiordania per riaprirli in Israele, nel deserto del Negev: qui vennero assunti 1.400 arabi beduini. L’unico evidente risultato ottenuto dai Bds è stato quello di privare i palestinesi di buoni posti di lavoro e di impedire uno slancio economico nei Territori.Se dunque al movimento Bds non interessa il benessere dei palestinesi, è evidente che il suo unico scopo sia la possibilità di arrecare danno a Israele. Così, quando risulta difficile arrecare danno a Israele si finisce con l’auto-boicottaggio, proprio come sta avvenendo in alcune nostre università dove tutto viene ammantato dal timore di “dual use” e la pace si trasforma in mantra pericoloso. In alcuni casi si è giunti a inquadrare la questione del boicottaggio delle ricerche accademiche in termini talmente ampi da ripudiare in toto tutto ciò che ha un sapore militare e bellico, anche se totalmente nazionale. Bello, vero? Una forma di pacifismo talmente drastico, come mi suggeriva simpaticamente un collega, da diventare autofagia, ovvero quel processo biologico in cui una cellula mangia se stessa, in assenza di altro da mangiare. Eppure, a sostegno di questo auto-boicottaggio si sventola l’articolo 11 della nostra Costituzione, affermando che l’Italia ripudia la guerra (motivo per cui si sarebbe tanto voluto boicottare la ricerca israeliana perché, se pure fosse una ricerca volta a limitare il problema della fame nel mondo, gli israeliani non riescono a evitare di rispondere in armi ai massacri che i palestinesi compiono ai danni della popolazione israeliana). E a nulla serve ricordare a questi auto-boicottatori che l’art. 11 fa riferimento alla guerra come a strumento di offesa e non come a strumento di difesa. Diversamente perché l’art. 78 direbbe che sono le Camere a deliberare lo stato di guerra? E perché l’art. 52 afferma che la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino? Così, non riuscendo a boicottare Israele, gli stessi boicottatori giocano la carta della pace mondiale. Chi non lo desidererebbe? Però non si capisce di quale pace stiano parlando. I sottomessi all’Isis di Raqqa o Mosul vivevano in pace? Forse qualcuno penserà di sì: bastava farsi crescere la barba e indossare un niqab. Ma siamo sicuri fosse davvero sufficiente? Quello di cui siamo certi è che i datteri di Gerico o i pompelmi di Jaffa erano l’ultimo dei loro problemi. E che dire degli ucraini? Immagino che molti penseranno che gli ucraini, in nome della pace universale, avrebbero dovuto sottomettersi a Putin fin dall’inizio. Forse dovremo farlo anche noi, in un prossimo futuro. E’ questo ciò che il movimento Bds e pacifista ci propone? Un futuro da sottomessi al dittatore di turno? E se i nostri figli non volessero sottomettersi, dovranno combattere a mani nude?Credo sia giunta l’ora di abbandonare il nostro provincialismo e di risvegliarci finalmente europei. L’Ue dovrebbe impegnarsi politicamente per fermare questo scempio, per lo meno all’interno dei suoi confini. Il desiderio di annientare Israele ci sta facendo sprofondare in un baratro di debolezza di cui qualcuno non tarderà ad approfittare. Perché se è vero che i parlamenti di diversi paesi hanno già approvato risoluzioni, per lo più simboliche, di condanna del Bds (Austria, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito, anche se quest’ultimo non è più nell’Ue), è altrettanto vero che senza un impegno forte e comune difficilmente si otterranno risultati. Ormai è giunto il momento – anche vedendo quanto sta accadendo nelle nostre università – di esprimere una posizione vincolante, per certo più incisiva delle semplici parole espresse dall’allora vicepresidente della Commissione Mogherini nel 2016: “L’Ue respinge i tentativi della campagna Bds di isolare Israele e si oppone a qualsiasi boicottaggio di Israele”, cui è seguito il nulla di fatto. Non è più soltanto una questione di datteri alla Coop, ne va della nostra stessa esistenza.#UAII #unioneassociazioniitaliaisraele #BDS ... See MoreSee Less
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Anche per il Fatah di Abu Mazen, nessuno stato ebraico “dal fiume al mare”. Lo dicono in tv e nelle scuole: non è un conflitto sui confini ma sull’esistenza “o noi o loro”. E il sangue palestinese sarà “il carburante” per invadere le città israeliane Vedi www.israele.net/ ... See MoreSee Less
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⭕️Certi palestinesi, troppi in ogni caso, educano i loro figli a essere martiri terroristici dal momento in cui nascono, e nel farlo abusano di loro. E dopo che i loro pargoli vengono eliminati,che prima chi dopo, cominciano a lamentarsi col mondo.È importante condividere come questi mostri allevano i loro figli. ... See MoreSee Less
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NON C'è FUTURO PER GLI EBREI IN FRANCIA | di Giulio MeottiIl rabbino Moshe Sebbag consiglia ai giovani francesi di andarsene. Non sa più chi sia il pericolo peggiore, mentre gli attacchi e le profanazioni si moltiplicano. Non c'è un futuro per gli ebrei francesi. Solo in una settimana, arresti per un complotto terroristico contro gli ebrei, uno stupro di gruppo antisemita e una aggressione ad adolescenti ebrei fuori da un cinema di Parigi. “Oggi è chiaro che non c’è futuro per gli ebrei in Francia”, ha detto il rabbino Moshe Sebbag al Jerusalem Post. “Dico a tutti i giovani di andare in Israele o in un paese più sicuro”. Sebbag, rabbino capo della Grande sinagoga di Parigi, continua: “Molte famiglie ebree ashkenazite qui da prima della Seconda guerra mondiale non potevano pensare di votare per il Rassemblement, eppure la sinistra è stata antisemita negli ultimi tempi. Gli ebrei sono nel mezzo perché non sanno chi li odia di più”. Il presidente del concistoro ebraico delle Alpi-Provenza, Zvi Ammar, confessa a CNews che “per non vivere più nascosti e insicuri”, sempre più ebrei sono pronti all’aliyah, a trasferirsi in Israele. “Nella bocca delle persone di ogni casa ebraica arriva la domanda: ‘Noi abbiamo ancora un futuro in Francia?’. Fa molto male. Quando una persona si sente minacciata e in pericolo, pensa di andare altrove. Oggi le persone si sentono più sicure in Israele, nonostante sia un paese in stato di guerra”. L’anno scorso, 1.100 ebrei francesi sono partiti per Israele. Quest’anno saranno 4.500, secondo le stime. Dal 1972, oltre centomila ebrei francesi sono partiti per Israele (su mezzo milione). Prima del 2012, cinquecento ebrei lasciavano la Francia ogni anno. Numeri decuplicati. I leader delle comunità ebraiche hanno sostenuto Emmanuel Macron al primo turno, ma al secondo sono nell’angoscia di una scelta tra la sinistra antisemita di Jean-Luc Mélenchon e la destra lepenista che cerca di darsi una ripulita. Serge Klarsfeld, una vita nel fronte antifascista e democratico, cacciatore di nazisti, che i neonazisti provarono a uccidere con una bomba, con la moglie Beate ha denunciato il passato nazista dell’allora cancelliere tedesco Kurt Georg Kiesinger, ha fatto catturare l’ufficiale delle SS responsabile dello sterminio di tremila ebrei polacchi Joseph Schwammberger e processare Maurice Papon, il prefetto che fu funzionario di Vichy, ha fatto scalpore per aver detto di votare la destra lepenista. Come lui, il filosofo Alain Finkielkraut. Una settimana fa, una ragazzina di dodici anni ha subìto uno stupro di gruppo a Courbevoie, un quartiere vicino alla Defense. E’ stata trascinata in un capannone da una banda che, secondo la polizia, “l’ha costretta a penetrazioni anali e vaginali, fellatio, mentre pronunciavano minacce di morte e commenti antisemiti”. C’era anche il fidanzato. Non solo, rivela la madre della vittima: dopo averla violentata l’hanno costretta a convertirsi all’islam e a “giurare su Allah” che non lo avrebbe detto a nessuno. La “logica” del 7 ottobre è uscita dai confini di Israele per entrare nei “territori perduti” della République.Testo | Il Foglio #antisemitismo #ebrei #Francia #pericolo ... See MoreSee Less
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⭕️Il Ministro degli Esteri libanesea Israele: “Siamo interessati al cessate il fuoco e alla pace al confine”Il ministro degli Esteri libanese Abdallah Habib ha inviato un insolito messaggio speciale al ministro degli Esteri Israel Katz dicendogli che il Libano non vuole che scoppi la guerra tra di loro.Il ministro Katz ha detto ad Habib che "dobbiamo riportare i nostri residenti alle loro case, se ciò non avviene attraverso una soluzione diplomatica, sarà una guerra". Il ministro degli Esteri azero Bairamov ha detto che in Libano lo hanno scelto per trasmettere il messaggio perché loro sono consapevoli delle buone relazioni che esistono tra l'Azerbaigian e Israele. ... See MoreSee Less
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ISRAELE: HAMAS CELEBRA ATTENTATO A KARMIEL COSTATO LA VITA AD UN RAGAZZO DI 19 ANNIHamas ha celebrato l'attacco terroristico di oggi avvenuto in un centro commerciale nella città di Karmiel, nel nord di Israele, in cui è stato ucciso a colpi di coltello il sergente fuori servizio Aleksandr (Sasha) Iakiminskyi, 19 anni, di Nahariya, per mano un arabo-israeliano di Nahf, Jawwad Omar Rubia, è stato a sua volta colpito e neutralizzato.L'organizzazione terrorista che controlla la Striscia di Gaza ha definito l'attentato come una "risposta naturale" alle operazioni di Israele a Gaza e nella cosiddetta Cisgiordania, aggiungendo poi che gli attacchi sono l'unico modo per "difendere i diritti" dei palestinesi e per "liberare la loro terra", per poi descrivere l'aggressore come "uno degli eroi del nostro popolo", il tutto senza rivendicare la paternità dell'accoltellamento.Dal canto suo il sindaco di Nahf, Muhammad Zuri, ha condannato l'attacco, sottolineando che la sua città mantiene da tempo buoni rapporti con le comunità ebraiche vicine. "Spero che questo non rovini questi rapporti. C'è indignazione nel villaggio per questo incidente e speriamo che rimanga un caso isolato", ha affermato. #attentatp #terrorismo #terrorismopalestinese #terrorismoarabo #terrorismoislamico #terrorismoantisraeliano #palestinesi #terrorismoantiebraico #Hamas ... See MoreSee Less
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OLTRE LA SHOAH, IL MASSACRO DEGLI EBREI DI KIELCE | di David SpagnolettoCon il termine Shoah si identica il genocidio nei confronti del popolo ebraico perpetrato dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Quell’odio verso un popolo, la cui “colpa” è quella di rimanere fedele alle proprie osservanze e tradizioni però, non perse il suo fervore all’alba di un nuovo giorno.I pogrom del Dopoguerra non smisero di colpire gli ebrei, né è prova il caso Kielce. Siamo al 4 luglio 1946. Il secondo conflitto mondiale è terminato da quasi un anno e nella città della Polonia centromeridionale si manifesta un’efferata violenza di civili su altri civili ebrei, che fino al 1939 erano un terzo della popolazione (24 mila persone) prima che i nazisti dichiarassero la città Judenrein, libera da ebrei.Dopo la guerra torneranno solo in 200, numero che non può far pensare a un controesodo, ma un mero ritorno a casa di pochissimi uomini che avevano vissuto l’Inferno. Di questi, 42 verranno uccisi dai loro vicini di casa, in quello che prenderà il nome di caso Kielce.Al loro rientro il clima per i sopravvissuti è ostile: all’antisemitismo si mischia un odio politico in funzione filosovietica, i cui capofila sono i comunisti polacchi. L’accusa storica dell’omicidio rituale trova la sua attualizzazione il primo luglio ’46, quando Henryk Blaszczyk, 8 anni sparisce dalla città, in cui fa ritorno dopo due giorni, raccontando di essere scappato da una palazzo abitato da ebrei che volevano ucciderlo per impastarne il sangue...[Continua a leggere l'articolo sul nostro blog >> www.progettodreyfus.com/ebrei-kielce/ ]#AccaddeOggi #4Luglio1946 #antisemitismo #pogrom #Kielce #ebrei #Polonia #PERNONDIMENTICARE ... See MoreSee Less
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